Forensiceye Ivan Macella

” Indagini su Uno Strano Suicidio”

Ivan Macella ed il Team Forensiceye  mettono a disposizione il proprio know-how  per l’analisi  e la ricostruzione della scena del crimine collaborando con l’avvocato Giuseppina Iaria, nelle indagini relative alla morte di Madalina Pavlov.

Il caso è seguito dai detectives ed i giornalisti della nota trasmissione  ” Chi l’ha Visto?”

Secondo la ricostruzione iniziale la ragazza si sarebbe lanciata dal sesto piano di un palazzo. I periti della Procura hanno effettuato altre misurazioni per risalire alla dinamica dell’incidente. Al vaglio anche l’ipotesi di omicidio .

Reggio, nuove perizie sulla morte di Madalina

Secondo la ricostruzione iniziale la ragazza si sarebbe lanciata dal sesto piano di un palazzo. I periti della Procura hanno effettuato altre misurazioni per risalire alla dinamica dell’incidente. Al vaglio anche l’ipotesi di omicidio.

Ricostruzione Scena del CrimineREGGIO CALABRIA È sotto il cielo plumbeo di un febbraio gelato che consulenti e tecnici della Procura e delle parti sono tornati in via Bruno Buozzi, alla ricerca di qualche elemento in più sulla morte di Madalina Pavlov, la ventunenne ritrovata senza vita davanti lo scorso 21 settembre in una via del centro di Reggio Calabria. Nonostante la morte della ragazza sia stata da subito classificata come suicidio – Madalina si sarebbe lanciata dal sesto piano di uno di quei palazzi della zona bene di Reggio città – le indagini proseguono, anche su pressione della madre, assistita dall’avvocato Giuseppina Iaria, e del fratello e della sorella, assistiti dall’avvocato Demetrio Scarlata – che non si sono mai rassegnati a tale ipotesi. «Era una ragazza piena di vita, con dei programmi e dei progetti – dicono amici e parenti, per ore immobili di fronte al civico 5f di via Bruno Buozzi, stretti nei cappotti a guardare i tecnici al lavoro – non si sarebbe mai e poi mai suicidata. Non era da lei».

Di origine rumena, ma da così tanto tempo a Reggio da sentirsi reggina a tutti gli effetti – ricorda chi le stava vicino – la ragazza alternava studio e lavoro, aveva sogni e progetti, non era triste né depressa ma anzi sognava nuovi orizzonti e un futuro altrove. «Non abbiamo creduto neanche un secondo all’ipotesi del suicidio», mormorano. Ed è di fronte allo sguardo gelato di familiari e amici che per ore il perito nominato dalla Procura,

l’ingegnere Venanzio, alla presenza del consulente di parte indicato dall’avvocato Giuseppina Iaria, l’ingegnere Ivan Macella, ha proceduto a nuove misurazioni e nuovi rilievi che potrebbero portare a ricostruire la dinamica di quel volo fatale. Metro e gesso giallo alla mano, i tecnici hanno prima ricostruito la posizione esatta del corpo e degli indumenti – un calzino e una scarpa stranamente trovati lontani dalla ragazza – per come sono stati fotografati quella sera dagli investigatori intervenuti sul posto, quindi sono saliti al sesto piano dello stabile, sul terrazzo condominiale da dove presumibilmente Madalina si sarebbe lanciata.

Ed è qui che le misurazioni si fanno complesse. Come tanti palazzi del centro città, il terrazzo del civico 5f, non affaccia direttamente su strada, ma un parapetto chiaramente visibile lo divide da un largo corridoio senza ringhiere che si sporge fino a raggiungere il livello dei balconi. Per lanciarsi di sotto, Madalina avrebbe dovuto scavalcare o saltare quel muretto, quindi fare ancora almeno un passo e lanciarsi nel vuoto. Dinamiche adesso al vaglio dei tecnici, che dovranno verificarne la compatibilità con i nuovi rilievi fatti in strada – e allo stato – unico dato certo in una storia dai contorni ancora oscuri. Ma questa non sembra essere l’unica ipotesi in ballo. Poco dopo i rilievi in terrazza, i tecnici sono infatti scesi al quarto piano, per ripetere le medesime misurazioni dal balcone di uno dei pochi appartamenti abitati dell’edificio.

Verifiche che sembrano suggerire che al vaglio degli inquirenti ci sia anche l’ipotesi che Madalina non sia morta volando dal sesto piano, ma dal balcone di uno degli appartamenti. Appartamenti abitati da un noto ginecologo e due “funzionari dello Stato”, dicono fonti vicine alle famiglie, che stranamente, quella sera del 21 settembre – con l’estate alle porte solo sulla carta e le finestre presumibilmente aperte alla ricerca di impossibile refrigerio nel caldo torrido reggino – nulla avrebbero visto o sentito. Eppure, stando alle prime ricostruzioni degli inquirenti la ragazza sarebbe volata giù non più tardi delle venti e trenta. Un orario in cui si è svegli e vigili, seduti a tavola o davanti al tg della sera. Ma nessuno ha visto o sentito nulla. O almeno così affermano gli inquilini di via Bruno Buozzi 5F.ù

Bisognerà quindi attendere l’esito della perizia per avere qualche particolare in più sugli ultimi istanti di vita della ragazza, che con quel palazzo non aveva nulla a che fare ma del quale sembra avesse le chiavi, che abitava e frequentava tutt’altra zona della città, ma che in quello stabile di via Bruno Buozzi ha trovato – ancora inspiegabilmente – la morte.